sfogo matiniero

Makenzie Mikhailski

uno...due...tre colpi di pistola infransero il silenzio della foresta
quattro...cinque...sei.
era un continuo, un incessante rumore di spari.
nel folto della foresta, dalla piccola radura da dove provenivano i rumori,
vi era una ragazza sui diciassette anni;
corti capelli neri, scompigliati e umidi, le gocciolavano sul viso pallido.
indossava un paio di shorts marroni, nonostante la temperatura bassa.
una camicia bianca sotto il giubbotto di pelle nera e un paio di anfibi completavano l'abbigliamento.
in posizione eratta, con un braccio alzato davanti al petto,
teneva una pistola inclinata di lato, da cui a intervalli regolari lasciava uscire un colpo, che andava a bucare il tronco del grosso albero che aveva davanti.
lungo il fianco sinistro, pendeva l'altro braccio, e la seconda pistola.
puntata inerme al suolo.
continuò così, a sparare contro l'albero, assorta nei suoi pensieri.
e non una smorfia, una piega della bocca, un minimo accenno di qualche sentimento, o un battito di ciglia incrinava la concentrazione apatica sul suo volto.
trenta...trentuno...trentadue

Makenzie Mikhailski

87...88...89
continuava a sparare, fissando l'albero,
senza però vederlo realmente.
il viso disteso, serio, l'espressione piatta.
e nonostante il rumore della pistola, avvertì dei passi.
smise di sparare, e lentamente allungò il braccio verso destra, puntando la pistola nel folto della foresta
-esci fuori!-
mormorò con voce annoiata.
lo sguardo verde sempre fisso sull'albero

Makenzie Mikhailski

piegò la testa all'indietro posando lo sguardo verde acido sulla ragazza.
la squadrò da capo a piedi, silenziosa e abbassò l'arma.
nessuna particolare espressione sembrava essere sul suo viso pallido. era apatica, sembrava leggermente annoiata forse.
una cosa era certa, se la ragazza era ostile, le sue pistole sarebbero scattate più veloci di qualsiasi attacco.
rimase in silenzio, le braccia penzoloni, la testa ancora piegata all'indietro in direzione della ragazza

Makenzie Mikhailski

uno sbuffo misurato, l'unico saluto che le rivolse.
s'infilò una delle pistole alla cintura e si avvicinò all'albero contro cui aveva sparato.
da una delle tasche degli shorts prese un pugnale,
la cui lama sembrava fatta di vetro.
con aria annoiata cominciò a sfilare i proiettili dall'albero, lasciandoli cadere nel caricatore della pistola.
come il pugnale, sembravano fatti di vetro, ed erano perfettamente intatti.

Makenzie Mikhailski

finito di estrerre i colpi dal tronco dell'albero,
ricaricò la pistola, aumentando la potenza. la fece roteare con un dito mentre rimetteva in tasta il pugnale.
i capelli erano ancora bagnati e gocciolanti, ma per quello che le importava.
si voltò e lanciò solo uno sguardo apatico alla ragazza,
per lei poteva restare a fissarla quanto le pareva,
non era tipo da iniziare discorsi con chi che sia!
si avvicinò allo zaino che aveva lasciato in un angolo e si sedette sul letto di foglie.
piegò le ginocchia, allargando le gambe e poggiandovi sopra i gomiti.
ricambiò lo sguardo ostinato con uno neutro.
sembrava avesse gli occhi vuoti

Makenzie Mikhailski

-tanto meglio-
fu la sua secca risposta.
aveva un tono di voce basso, e un leggerissimo accento inglese

Makenzie Mikhailski

-se il perché è: perché sparo contro un albero, la risposta mi sembra evidente, semplice sfogo!-
la guardava apatica, più che altro la fissava distratta

Makenzie Mikhailski

-no! hobby!-
rimaneva ferma, immobile, con lo sguardo fisso, come una statua